Sam ama Betty

“Sam loves Betty™”: è questo il romantico nome con cui debutta la startup  aglosassone Biocidetech, che produce formulazioni anti-insetti realizzate senza dannosi antiparassitari ma solo con sostanze biologiche e naturali. E il packaging? Va da sé che anch’esso debba essere puro e innocente, almeno all’apparenza.

Avere a che fare con zanzare, tarme, moscerini e scarafaggi… non è un bel lavoro. I prodotti ad essi collegati, insetticidi e lozioni varie, spesso sono contenute in packaging che per i colori, le immagini e la grafica manifestano espressamente concetti come guerra e repulsione: uccidere, sterminare, eliminare per sempre quegli orribili esseri repellenti che attentano alla nostra pelle.
Ma “Sam che ama Betty” non è cruento, non vuole eliminare gli insetti con le armi chimiche, preferisce usare solo quelle naturali, e non vuole glorificare la tossicità del prodotto.

Con l’aiuto del designer greco Yiannis Ghikas vengono quindi definite le linee guida che determineranno il packaging e l’immagine dei prodotti, “Non vogliamo che chi usa questi repellenti li getti subito via, percependoli come pericolosi per se stessi”; con questo diktat, in fase di progettazione è stata data assoluta importanza a parametri come la forma, il colore e la superficie.

Sam_loves_Betty_WEBI bianchi flaconi sono divisi in due aree, dove la parte superiore è predisposta ad accogliere tutte le indicazioni visive: il logo, le informazioni commerciali, gli ingredienti. L’insetto, protagonista di ogni formulazione, è rappresentato come se fosse ricamato a punto a croce, in modo stilizzato e grazioso.
Uno scarafaggio così, non può proprio fare schifo, potrebbe essere quello che da bambini vedevamo scorrazzare nel tinello della nonna, quindi, tutto sommato, innocuo. Ci possiamo rilassare.

Stiamo parlando di prodotti tecnologici ma non tossici, necessari ma non graditi, prodotti con un brutto passato, sempre nascosti alla vista, prodotti a cui a cui voler dare una nuova possibilità di godimento estetico.
Questa possibilità è offerta dalla parte inferiore del contenitore, leggermente più stretta facilita l’impugnatura ma  soprattutto funge da supporto per una decorazione floreale tridimensionale, sembra un tessuto avvoltovi attorno, con una trama da sfiorare e osservare che ricorda molto la lavorazione a grani tipica dei tessuti tradizionali sardi e allo stesso tempo i rilievi del braille.

Uno strano connubio tra tecnologia e tradizione, efficacia scientifica e merletti e crinoline, un progetto anomalo che un po’ disorienta ma anche intriga.