Bellezza, contenuti e contenitori: una mappa interattiva per leggere la contemporaneità.
Il packaging. Delizia e tormento. Fatale attrazione che indissolubilmente – con amore o con odio – ci lega per sempre alle merci.
In modo sempre più versatile e coinvolgente, il packaging oggi fa da “trait d’union” tra la società e il mondo dell’industria, è un ponte che collega territori che sembrano distanti e che pure si confrontano costantemente. Per quanto riguarda la bellezza, da oltre 45 anni la cosmesi e il “made in Italy” trovano la loro collocazione privilegiata alla fiera Cosmoprof, luogo in cui è possibile cogliere più da vicino le atmosfere e lo spirito dei tempi; il packaging cosmetico (assieme a quello del food) è infatti un indicatore assoluto dei cambiamenti nei nostri modi di vivere, intercetta l’evoluzione dei trend, interpreta le ricerche bio-tecnologiche più avanzate. Ormai è impossibile scindere un profumo o una crema dall’immagine che il suo packaging ci comunica – sia che esso appartenga al mercato di massa o di nicchia, sia che si tratti di un nuovo ritrovato della cosmoceutica oppure di un trattamento biodinamico. Sarà proprio attraverso le chiavi di lettura offerte dal packaging che “le merci del piacere” potranno apparire più emblematiche e intriganti. Compito del packaging è dunque interpretare adeguatamente la storia che si cela dietro lo sviluppo di un nuovo cosmetico, dovere del Cosmoprof è mostrarla al meglio.
In altri termini, possiamo dire che proprio il packaging definisce la nostra esperienza quotidiana, agendo da interfaccia conoscitiva, mass-medium tramite cui non solo assumiamo informazioni ma con cui ci formiamo un gusto, esprimiamo un giudizio, costruiamo un immaginario. Non è un caso che esso venga considerato importante strumento di lavoro e motivo di interesse per molti specialisti, ma anche che sia diventato incredibile luogo di sperimentazione per artisti e creativi, registi, filosofi, intellettuali, scrittori e poeti. Il packaging scandisce il “folklore” dell’uomo postindustriale e, a tutti gli effetti è diventato una forma di cultura popolare. Nessuno vi si può più sottrarre.
Come dimostra la rivista Impackt che, dal 2002 al 2009, ha colto ed evidenziato i motivi di tanta attenzione, individuando i collegamenti sorprendenti tra l’imballaggio e la società liquida in cui ci muoviamo; ma anche scovando e raccontando casi didascalici quanto singolari. Ben oltre la matericità dei prodotti e la fisicità dei processi produttivi, per Impackt il packaging è sempre stato infatti segno da interpretare, fenomeno da indagare, mezzo espressivo da condividere. Attraverso il packaging, a sua volta, Impackt ha saputo cogliere e trasmettere gli aspetti più interessanti della nostra contemporaneità e, per renderli accessibili, si è fatto strumento e chiave di lettura alternativa. Oggi, sfruttando le opportunità messe a disposizione dalla tecnologia, Impackt rivive nelle immagini di questa Mappa interattiva realizzata insieme a Cosmoprof/Cosmopack, in un gioco di rimandi tra la carta e il web che sottolinea l’importanza di un pensiero e di una creatività, capaci di andare oltre gli schemi. Inquadrando con uno smartphone il QR code sulle immagini della Mappa, si entra nel mondo Impackt, una volta ancora, valida “guida turistica” concepita per attraversare i panorami reali e mentali del mondo dell’imballaggio. Perché “impacktiani” si nasce, ma lo si può anche diventare.
Sonia Pedrazzini e Marco Senaldi
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